Quante famiglie italiane affidano ormai i propri anziani alle cure di una “badante venuta dall’Est” o da una miriade di altri paesi più o meno lontani?
L’importanza dell’assistenza domiciliare offerta da migliaia di donne immigrate è ormai evidente per l’odierna società italiana: «la badante pulisce, veste, lava, fascia, medica, ascolta, veglia, stira, fa la spesa, cucina, tiene compagnia. I significati del “badare” paiono essere infiniti» [Francesco Vietti "“Il paese delle Badanti” - Ed. Meltemi].
Dietro questa figura si nascondono infiniti ruoli, mansioni, professionalità.
Dal canto loro le famiglie che vi si affidano, al rispetto delle norme contrattuali sostituiscono spesso una gestione “familistica” della relazione, nell’illusione di aver a che fare con un componente della famiglia al quale è richiesta disponibilità totale, dimenticando di essere al cospetto con una "lavoratrice", nei confronti della quale (aihmè) assumono il ruolo di "datore di lavoro", all'interno di una relazione qualificabile come "rapporto di lavoro".